“Monastero che più grande, più nobile, più delizioso, più ricco si stima che trovar non se possa in Italia. Ogni cosa che in questa chiesa e monastero si vede portarselo una meraviglia. Hanno una famosa loggia detta il Belvedere, dalla quale si scorge tutta la nostra città ..”

02 Giugno 2014

Anche oggi, in una giornata tanto particolare ho voluto ricordare a me stessa l’importanza di vivere in una delle città più belle del mondo, parlo della mia Napoli.
Una delle tante responsabilità da assumersi nei confronti di questa magnifica realtà è la conoscenza di essa, delle sue ricchezze, delle sue stradine, dei suoi odori e dei suoi mille colori.
Ogni volta che pensò a ciò, mi accorgo di non conoscerla mai abbastanza, o meglio che non si finisce mai di conoscerla.
Per questo motivo, come recita un famoso slogan “ogni momento è quello giusto” …, e in compagnia delle menti più curiose mi avvio per i meandri della cultura.

La Certosa di San Martino

Ieri è stata la volta della Fantastica Certosa di San Martino.

Certosa San Martino
Partita in metro, raggiungo Piazza Vanvitelli, e dopo un bel caffè (non saprei farne a meno), mi avvio verso le scale mobili che portano fin su alla Certosa e al Castel Sant’Elmo. Una meraviglia si apre difronte a me, un vero e proprio scenario incantato del Belvedere di San Martino, tra i dedali sottostanti, i mille colori dei tetti, le migliaia di cupole sottostanti, sorge questa Imponente Struttura che veglia sull’intera città. La Certosa di San Martino fu edificata per volere di Carlo D’Angiò nel lontano 1325 sulla punta di un colle che abbraccia l’intero golfo. Complesso monumentale diventato nel 2010 “Monumento Nazionale”, tra i più riusciti dove architettura e arte barocca coesistono in perfetta sintonia.

Apprendo che:
Questa meravigliosa struttura venne costruita da Tino di Camaino e Attanasio Primario secondo i canoni architettonici dell’Ordine dei Certosini. Dell’opera originaria restano solo gli splendidi e suggestivi sotterranei gotici, poiché la Certosa, tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Settecento, subì un cambiamento molto profondo. L’aspetto attuale della Certosa si deve al lavoro di tre architetti: Giovanni Antonio Dosio (1581) che ammorbidì la rigida immagine gotica conferendole un elegante stile rinascimentale, Cosimo Fanzago (1623) artefice della pregiata veste barocca e Nicola Tagliacozzi (1723) che riuscì a sintetizzare nel suo lavoro l’architettura, la pittura e la scultura distintiva del gusto roccocò. Nel corso del tempo lavorarono per i monaci certosini artisti molto rinomati: tra i pittori vi furono Ribera, Battistello Caracciolo, Lanfranco, Luca Giordano, tra gli scultori invece abbiamo il contributo di Giuseppe Sanmartino e Domenico Vaccaro.
Quando nella seconda metà dell’Ottocento la Certosa diventa Museo Nazionale Italiano il complesso monastico subì notevoli cambiamenti fino a Novecento inoltrato. Un eccellente restauro ci consegna l’attuale ordinamento della Certosa, che mantiene intatta la corretta percezione del luogo religioso e dello spazio antico in un itinerario museale che alterna testimonianze della storia di Napoli e della chiesa a panorami mozzafiato percepibili da loggiati, belvederi e giardini. La Certosa di San Martino, nel corso dei secoli ha arricchito sempre di più il suo prestigioso e prezioso patrimonio artistico, storico e architettonico fatto di marmi, stucchi, sculture, eccellenti arredi, affreschi e dipinti.  Nell’ampio cortile si vede immediatamente la facciata esterna della chiesa, una specie di scrigno della pittura e della scultura napoletana del Seicento e Settecento. Le cappelle, ai lati della navata, sono ricoperte da splendide tarsie marmoree, particolarmente preziose nella cappella ad opera di Cosimo Fanzago, dedicata a San Bruno, promotore dell’Ordine certosino. La volta, che mantiene intatta la sua struttura originaria trecentesca, venne dipinta da Giovanni Lanfranco (1637-40) che rese magnificamente l’Ascensione di Cristo in un tripudio di luce dorata. Nel 1754 nella cappella di San Martino, Giuseppe Sanmartino realizza la Fortezza, la Carità e i quattro gruppi di cherubini, che rappresentano, con tutto il loro splendore, le rare qualità di un maestro d’eccezione. Una vivace balaustra di marmo, pietre preziose e bronzo dorato del 1761 precede la zona del presbiterio. L’altare maggiore del 1705, mai portato a termine in modo definitivo, è in legno dorato e dipinto proprio come se fosse marmo. Nel coro, le grandi tele alle pareti sono dei più importanti artisti del XVI secolo: Guido Reni, Jusepe de Ribera, Battistello Caracciolo e Massimo Stanzione. Gli armadi in noce ( 1587-1600) della sagrestia monumentale sono rivestiti di tarsie lignee ad opera di artisti fiamminghi e napoletani. La Cappella del Tesoro ha in sé veri e propri capolavori come la Pietà di Ribera (1637) sull’altare, e nella volta il Trionfo di Giuditta di Luca Giordano (1704).
La cortesia degli addetti ai Lavori, ci ha portati a trascorrere interamente la giornata in questa magnifica location, lasciando il posto alle ore 18:30 dopo ben 7h di visita.
Ora viene il bello . . . quante persone si saranno chieste dove conduce la stradina fatta di scale immediatamente sotto il grande Belvedere di San Martino?
Beh, me lo sono chiesta anche io, e quindi ci siamo addentrati alla scoperta delle bellezze nascoste e vive della città di Napoli.
Abbiamo scoperto uno dei sentieri urbani più incantevoli mai visti . . . LA PEDAMENTINA.
Da pedemontanus, ai piedi della collina, la PEDAMENTINA è un complesso sistema pedonale di suggestive discese e gradinate che collega la zona collinare di Posillipo o del Vomero fino al centro storico e al mare.

Pedamentina San Martino

scale pedamentina
Pedamentina di San Martino è tra i più antichi camminamenti della città. Con i suoi 414 scalini collega la Certosa di San Martino al centro storico della città, sul Corso Vittorio Emanuele, dietro l’ospedale militare, da cui poi si intraprendono le rampe di Montesanto. Suggestivo e panoramico percorso che vale la pena intraprendere almeno una volta.
Per non perdere il fascino della discesa è meglio andare in compagnia.
I gradini scavati nel tufo si snodano tra la macchia mediterranea e l’antico borgo di case, dove sorgono, tra l’altro, importanti resti archeologici di epoca romana.
Non ho parole per quanto visto e invito tutti Voi, ma proprio tutti ad approfittare di queste bellezze nascoste che solo Napoli sa regalare.
Anna