Marco Lombardi – docente di Gestione della Crisi e della Comunicazione del Rischio e direttore di ITSTIME, l’osservatorio sui temi della sicurezza e del terrorismo dell’Università Cattolica di Milano – spiega gli obiettivi e l’organigramma dello “Stato Islamico” .

Virale e pianificata, una sorta di Marketing del Terrore, risulta essere la strategia comunicativa dello “Stato Islamico“.

Tutto questo ci fa capire come mai il movimento jihadista che, lo scorso 29 giugno, ha proclamato il Califfato nei territori conquistati in Siria e in Iraq,  ha deciso di diffondere tale notizia sul web un comunicato stampa.

Altre sono state le azioni di Comunicazione adottate, tra queste:

- Message to America: con la decapitazione di Foley avutasi due mesi dopo la decisione del presidente Obama di effettuare raid aerei in Iraq. il video ha fatto il giro dei social network e quindi del mondo.  In questo primo livello comunicativo il messaggio da veicolare è stato “la minaccia“.

- Promozione attraverso i social network: Si preferisce tra tutti Facebook per puntare al target  dei giovani, soprattutto di seconda generazione per indurli a scendere sul campo. Da questo punto di vista, Facebook sta attuando forme di censura

- Le brochure per attirare le famiglie: come step di sensibilizzazione rivolto alle famiglie dei combattenti. Per farlo, la macchina mediatica del Califfato ha prodotto una brochure fotografica dove non esistono né campi di battaglia né morti né feriti, ma solo campi di grano che vogliono dire lavoro, orde di bambini a scuola che vogliono dire istruzione per i figli, forni pieni di pane e allevamenti, il tutto accompagnato dallo slogan “Think Terrorist

Dove si formano i comunicatori del terrore? “Spesso – conclude Lombardi – sono persone che si sono formate in Occidente oppure nelle università arabe dove l’occidente ha introdotto gli strumenti mediatici che poi loro hanno deciso di applicare al terrorismo”.